lunedì 18 agosto 2025

6. IL PUNTO DELLA SITUAZIONE NELLA SELEZIONE DEGLI INTERRUTTORI DI PROTEZIONE DI BT IN CONDIZIONI DI APPLICAZIONE FUORI STANDARD

Rimedio non spontaneamente adottato nell’ambiente normativo (CT 121 e CT 64 del CEI) 

L’ambiente normativo ha dimostrato nel passato poco interesse a dare indicazioni su come risolvere il problema quando gli interruttori devono essere utilizzati in condizioni fuori standard nei confronti del fattore di potenza. Lo ha fatto solo su pressante stimolazione esterna. Una situazione di stallo in proposito si è perpetuata per decenni. Il problema era  stato infatti sollevato pubblicamente fin dal 1999[1]La risposta del CEI è stata data in due occasioni sempre su espressa richiesta esterna, cioè non da esigenze interne all’ambiente normativo. Una prima volta nelle ultime pagine (pagg. 164-165) della guida CEI 121-5 (Domanda-Risposta n. 15). Una seconda volta nel commento all’art. 533.3.2 della norma CEI 64-8 inserito nelle ultime due edizioni. Ecco la soluzione proposta. 

Si deve adottare un interruttore, provato con la prova di cortocircuito effettuata con i fattori di potenza convenzionali di tabella 1 di CEI EN IEC 60947-2.  L’interruttore deve presentare un potere di chiusura nominale, secondo al norma, almeno uguale o maggiore al valore di picco della corrente di cortocircuito presunta da controllare, anche se non provato al fattore di potenza di impiego. Un tale interruttore rispondente alla norma presenterà un potere di interruzione valutato in condizioni convenzionali/standard, adeguatamente maggiore dello stretto necessario[2], cioè maggiore della corrente di cortocircuito presunta e tale però da disporre di un potere di chiusura, anch’esso valutato in condizioni convenzionali, pari almeno al valore di picco della corrente di cortocircuito presunta. Pertanto secondo l’ambiente normativo si propone come idoneo un interruttore che non ha superato né la prova di interruzione, né la prova di chiusura all’effettivo minore fattore di potenza. Una soluzione proposta che ci stupisce in quanto non di prassi presso il CEI, perché non conservativa, come invece di solito giustamente avviene.

Nella guida CEI 121-5 i normatori offrono un esempio numerico che descrive la procedura sopra descritta. Nel commento all’art. 533.3.2 della norma CEI 64-8, successivamente, si propone la stessa soluzione: cioè che nel caso in esame il progettista deve tener conto del potere di chiusura dell’interruttore e non del suo potere di apertura, al contrario di quanto chiede l’art. 533.3.2 della norma di maggior valenza senza far cenno ad alcun limite e/o riserva. All’inizio del commento il testo afferma che l’interruttore deve rispondere alle norme CEI EN 60947 e pertanto si ritiene che la prova di tenuta alla chiusura su  cortocircuito sia da attribuire al fattore di potenza convenzionalmente previsto dalla norma e non al valore ad esso inferiore rispondente al caso in esame.

Un suggerimento sorprende però il lettore. Nelle ultime righe del commento si invita in proposito l’utente ad interloquire con il costruttore degli interruttori. Questo invito non è giustificato e denota il grande imbarazzo degli esperti normatori nei confronti della debolezza della soluzione al problema prospettata nel testo del commento.

Non pare accettabile che l’ambiente normativo consenta l’utilizzo di un interruttore in condizioni di cortocircuito più impegnative di quelle per le quali è stato provato sia in apertura che in chiusura.

Quel che è più grave è che la procedura di selezione degli interruttori proposta risulta  in contraddizione con quanto prevede rigorosamente il dettato della norma CEI EN 60947-2[3].

Può una commissione impiantistica, senza portare specifici argomenti, proporre una soluzione che non tiene conto delle regole chiaramente indicate nella norma di prodotto? Concretamente gli esperti di una commissione tecnica impiantistica hanno ritenuto di poter estendere il potere di chiusura e soprattutto il potere di interruzione per interruttori di protezione, senza consultare direttamente ufficialmente i costruttori e cioè senza la garanzia che prove da hoc siano state condotte.

Inoltre chiediamo quando e come l’ambiente normativo abbia prodotto giustificazioni scritte della soluzione proposta, quando di contro in passato documentazione contraria è stata presentata.

Si osserva per completezza di informazione che il contenuto del commento all’art. 533.3.2 è in sostanza quello presente nell’art. 11.2.2 della norma IEC 61892-2; 2019[4] e dall’art. 8.2 della norma CEI EN 60092-202[5]. E’ indubbio che il problema di cui si tratta è maggiormente evidente per gli impianti elettrici a bordo nave e sulle piattaforme in mare.

La giornata di studio[6] indetta a Trieste nell’anno 2019 non ha portato a chiarimenti.

Ricordiamo che il problema prospettato riguarda non poche importanti situazioni con cui i progettisti si devono continuamente confrontare. 

.

 



[1] LETTERE ALLA REDAZIONE,  AEI  Volume 86, n. 2 febbraio, 1999, pubblicazione nella rivista di una lettera di denuncia del problema e si una lettera di risposta dell’allora Segretario Generale CEI.

[2] Non valutato nelle condizioni della effettiva applicazione.

[3] Si veda quanto, in proposito nei punti 2) e 3) di queste note, è da collegare agli articoli 5.3.6.1 e 5.3.6.2 della norma CEI EN IEC 60947-2; 03-2025.

[4] CEI IEC  61892-2; 2019, Unità fisse e mobili per la produzione e/o da sfruttamento degli idrocarburi in mare.

[5] CEI EN 60092-202; 2021[5], Impianti elettrici a bordo navi, Progettazione di sistema – Protezioni.

[6] Giornata di Studio, La sicurezza elettrica a bordo nave, organizzata da AEIT Sezione FVG e l'Ordine degli Ingegneri di Trieste

martedì 12 agosto 2025

5. IL PUNTO DELLA SITUAZIONE NELLA SELEZIONE DEGLI INTERRUTTORI DI PROTEZIONE DI BT IN CONDIZIONI DI APPLICAZIONE FUORI STANDARD

 

5.     Obsolescenza dei valori convenzionali del fattore di potenza di cortocircuito previsti dalle norme CEI EN IEC 60947 da riferire alle prestazioni degli interruttori di protezione di BT

LLLa norma CEI EN 60947-2 suddivide gli interruttori in più classi in base al potere nominale di interruzione/apertura in cortocircuito (Icu) e prevede che il corrispondente potere di chiusura nominale in cortocircuito (Icm) per ogni classe sia non inferiore ad un determinato valore di picco rispetto a Icu. Nella tabella n. 1 della stessa norma è anche definito il rapporto “n” tra Icm e Icu per ogni classe.

 

Il fattore di potenza della corrente di cortocircuito definisce il valore “n” introdotto dalla norma per ciascuna classe di interruttori.  Gli esperti estensori della norma hanno ritenuto alla data della prima edizione della norma che valori del fattore di potenza della corrente di cortocircuito inferiori a quelli proposti nella tabella risultassero molto improbabili nella progettazione degli ordinari impianti elettrici.   I valori del fattore di potenza (cosfi) e del rapporto “n” proposti nella sopra richiamata Tabella 1 della norma CEI EN IEC 60947-2 sono riportati in Fig. 1 in funzione della classe dei poteri di interruzione (corrente di prova I).

 

 

corrente di prova I

kA

 

cosfi

 

n

 I 3

0,9

1,42

3 < I 4,5

0,8

1,47

4,5 < I 6

0,7

1,53

6 < I 10

0,5

1,7

10 < I 20

0,3

2,0

20 < I 50

0,25

2,1

50 < I

0,2

2,2

      

Fig. 1   - Valori del fattore di potenza e del rapporto tra potere di chiusura e potere di apertura previsto per condurre le prove secondo la norma CEI EN IEC 60947-2

 

Si può facilmente verificare che i valori del cosfi, cui la norma con la tabella n. 1 fa riferimento, non costituiscono oggi un valido riferimento. I fattori di potenza della corrente di cortocircuito presunta indicati nella tabella risultano inadeguati. Molte infatti sono le situazioni, in cui i valori del fattore di potenza della corrente di cortocircuito a sono inferiori a quelli proposti nella tabella 1 della norma CEI EN IEC 60947-2, richiamati anche nella Tabella 7 della norma CEI EN 61439-1[1].

La nota alla tabella 7 della norma CEI EN 61439-1 già nell’anno 2012 poneva in evidenza il problema dell’obsolescenza dei valori dei fattori di potenza proposti nella tabella stessa. Il contenuto della nota è il seguente : “ I valori della presente tabella tengono conto della maggioranza delle applicazioni. In zone particolari, per es. in vicinanza di trasformatori o generatori, il fattore di potenza può assumere valori più bassi, per cui in questi casi il valore massimo della corrente di picco presunta può diventare il valore limitativo, invece del valore efficace della corrente di cortocircuito. Il segnale di attenzione non fu seriamente preso in considerazione e ha negativamente, a nostro avviso, influenzato i contenuti di alcuni testi normativi successivamente pubblicati, come si potrà verificare. Le norme hanno prescritto successivamente, quando sollecitate a farlo, che le prestazioni degli interruttori risultassero adeguate al valore di cresta della corrente di cortocircuito da controllare, trascurando il fatto che parimenti anche il distinto potere di interruzione doveva essere garantito nelle condizioni fuori standard richiamate. Le barrature dei quadri elettrici non devono aprite la corrente di cortocircuito.

 

Per quanto riguarda la inattualità dei valori riportati in Tabella 1 della norma, si può osservare come in tutte le cabine di trasformazione, se non di piccola potenza, quando i relativi quadri di distribuzione si trovano in prossimità del trasformatore, le correnti di cortocircuito che riguardano gli interruttori installati negli stessi quadri possono presentare un fattore di potenza inferiore a quello convenzionale indicato nella norma CEI EN 60947-2. Ciò a maggior ragione per i sempre migliori rendimenti su cui negli ultimi anni per legge per i trasformatori MT/BT si può contare[2].

Meraviglia l’esempio presentato nella guida CEI 121-5, per il quale il quadro elettrico principale di BT è previsto ad una distanza di circa 100 m da un trasformatore MT/BT (Pn 1000 kVA)[3].  Sembra quasi che gli esperti normatori non volessero fare i conti con il problema del fattore di potenza, di cui in queste note si tratta. 

La scarsa conoscenza del problema nel mondo della progettazione suggerisce la possibilità che molti quadri di BT importanti, che fino a ieri sono stati realizzati potrebbero risultare non a regola d’arte[4],[5], per quanto progettati e realizzati e collaudati da professionisti di valore.

 



[1] CEI EN 61439-1 (CEI 17-113) "Apparecchiature assiemate di protezione e di manovra per bassa tensione (quadri BT) - Parte 1: Regole generali”

[2] Come anche la Parte 8 della norma CEI 64-8, dedicata all’efficienza degli impianti elettrici, giustamente suggerisce.

[3] Guida Tecnica CEI 121-5; 07-2015, Guida alla normativa applicabile ai quadri elettrici di bassa tensione e riferimenti legislativi, pag. 118.  Una conduttura lunga 100 m risulta costituita per ogni fase da 5 conduttori, ciascuno di sezione pari a 240 mm2 alimenta un quadro di corrente nominale pari a 1600 A  contrariamente ad un più corretto orientamento in fatto di efficienza.

[4] Editoriale Delfino, Elettrificazione, 10, 2015, n. 714, La scelta degli interruttori automatici; Editoriale Delfino, Elettrificazione 1-2  2020, n. 744,  Appunti a proposito della grana del cosfi di cortocircuito; Editoriale Delfino, Elettrificazione, 6-7, 2020, n. 747, La selezione degli interruttori nei casi critici.

[5] Il dover riconoscere tardivamente la presenza di molte situazioni potenzialmente pericolose potrebbe motivare lo scarso interesse l’ente normatore dimostra per un approfondimento del tema. 







lunedì 11 agosto 2025

4. IL PUNTO DELLA SITUAZIONE NELLA SELEZIONE DEGLI INTERRUTTORI DI PROTEZIONE DI BT IN CONDIZIONI DI APPLICAZIONE FUORI STANDARD

 Le prestazioni in cortocircuito degli interruttori sono da ben distinguere tra loro ed entrambe sono da considerare nel progetto degli impianti elettrici di potenza

 

Gli aspetti da valutare sono del tutto diversi:

-il primo ( potere  di chiusura in cortocircuito) riguarda maggiormente la tenuta meccanica dei componenti dell’interruttore sollecitati dalle forze elettrodinamiche, dovute al picco iniziale di corrente presunto.

-il secondo (potere di interruzione in cortocircuito) riguarda, ma non solo, la capacità della camera di estinzione dell’interruttore di dissipare l’energia presente nell’induttanza del circuito di guasto associata al valore della corrente di cortocircuito al momento  dell'apertura.

Gli aspetti da considerare sono più evidenti nella selezione degli interruttori di media e alta tensione.

L'importanza della distinzione tra i due poteri sembra perdere di importanza per gli interruttori di tipo limitatore, da molti anni anche in uso nei quadri elettrici di BT.  In proposito il contenuto della norma tecnica non sembra esserne risultato influenzato .