lunedì 30 maggio 2011

Le norme CEI, la trasparenza e la partecipazione. Possiamo migliorare !

Scorrendo un articolo della rivista AEIT ( 2006 ) sui riferimenti normativi ( CS, Consensus Standard ) presenti negli Stati Uniti in materia di protezione dall'arco elettrico, ho letto quanto segue: " .... La scrittura dei CS è affidata a gruppi di lavoro d'eccellenza di specialisti volontari ( spesso di ambiente accademico ), e i pricipi che ne caratterizzano il processo di approvazione sono la possibilità di partecipare allo sviluppo per tutti i portatori di interesse che in qualche modo sono coinvolti dall'applicazione dello standard stesso, la trasparenza nello sviluppo ( tutte le fasi di elaborazione sono pubbliche e sono disponibili a tutti le memorie dei lavori dei comitati tecnici), il consenso ( l'approvazione, seppur non unanime, deve avvenire con una larghissima maggioranza ) e infine un processo scritto di revisione volto ad evidenziarne eventuali debolezze."
A mio parere quanto sembra avvenire negli Stati Uniti è molto diverso da quanto avviene in Italia. Certamente vige in America un iter molto più formativo per tutti quei tecnici che amassero approfondire i fondamenti dell'ottenimento senza sprechi della sicurezza.
Perchè non si può promuovere anche in Italia qualcosa di simile ??

venerdì 27 maggio 2011

Il cosfi e gli impianti fotovoltaici. La norma CEI 64-8 tace.

Il rischio elettrico da ben valutare che spesso si incontra negli impianti elettrici di media e grande potenza, per il quale il potere di interruzione dell’interruttore automatico installato è sì maggiore della corrente di corto circuito presunta, ma contestualmente il cosfi con cui essa si presenta risulta inferiore a quello con cui l'interruttore stesso è stato provato dal suo costruttore e quindi per il quale è abilitato, è particolarmente sentito nel caso degli impianti fotovoltaici. -Si sa che negli impianti fotovoltaici di media-grande potenza si mettono in gioco tutte le azioni utili al raggiungimento di rendimenti elevati. Si utilizzano pertanto conduttori di sezione abbondante e soprattutto trasformatori MT/BT a basse perdite. Con ciò inevitabilmente l’impianto incorre nella situazione rischiosa sopra richiamata e a detta degli stessi esperti del CEI da me interpellati non siamo in grado di valutare il grado di rischio, in cui tutti veniamo coscientemente o incoscientemente a trovarci.
Strano che di fronte ad una situazione di rischio indefinita, nessuno, nemmeno gli stessi normatori del CEI, si mettano fretta a definirla e a stabilire il da farsi per valutarlo e ridurlo come recita il DLgs 81/08. Che senso ha definire il potere di interruzione degli interruttori a un certo cosfi, se quest'ultimo non influisce sulla sicurezza della sua azione?
Dobbiamo aspettare altri dieci anni per vedere risolta la questione !
Possiamo applicare il comportamento, che nel caso specifico del cosfi viene concretamente ammesso, anche in altre situazioni: perciò, se anche non è provato che i dispositivi che prevediamo di installare sono in grado di superare le prove, cui possono essere sottoposti in campo, possiamo installarli lo stesso.

giovedì 19 maggio 2011

Buco nella norma CEI 64-8 ?


La scelta degli interruttori automatici. Un buco nella norma CEI 64-8.
Prosegue la mia battaglia a favore di una maggior sicurezza degli impianti elettrici e a favore della professionalità e competenza dei colleghi progettisti liberi professionisti e dipendenti degli uffici tecnici delle imprese installatrici.
Per ragioni di lavoro ho riesumato un catalogo tecnico dell’interruttore NOVOMAX della Sace. Il catalogo risale al 1985. Allego copia della facciata, che ne descrive le caratteristiche tecniche elettriche. Vi prego di osservare come in corrispondenza del potere di interruzione simmetrico nominale si indica esplicitamente che esso è da riferire a un cosfi pari a 0,2 o superiore. Anzi per il tipo G2 una nota, precisamente la nota (2), avverte che esso è da riferire a un cosfi pari a 0,25 o superiore in caso il sistema elettrico presenti una tensione nominale superiore.
Tali precisazioni ci lasciano molto impauriti per le responsabilità che ci assumiamo ogni qualvolta prevediamo simili, ma attuali interruttori ( le norme CEI di riferimento non pare abbiano modificato il cosfi di riferimento ! ), immediatamente a valle di un trasformatore, ad esempio, da 1250 kVA. Si pensi che con trasformatori a basse perdite e a freddo i cosfi delle corrispondenti correnti di corto circuito possono scendere a 0,15.
Ci si chiede come è spiegabile che i normatori pur sapendo da 15 anni della sussistenza del problema, che sto richiamando, non abbiano pensato di dover sollevare da gravi responsabilità i progettisti e gli installatori, che, anche senza riferirci a gravi danni a persone e a cose, non avrebbero scampo da possibili “incontestabili” contestazioni. Se i costruttori stessi ci fanno notare che per certi interruttori il cosfi di riferimento non è quello richiesto dalla norma ( 0,20 ), ma addirittura un cosfi ad esso superiore ( 0,25 ), a quale titolo il progettista dovrebbe permettersi di prevedere l’utilizzo di un interruttore su correnti di corto con cosfi pari a 0,15, che pur si possono/devono ipotizzare.
Aspettiamo che i normatori e/o i costruttori battano un colpo.