venerdì 25 dicembre 2009

lunedì 21 dicembre 2009

Impianti elettrici nelle cabine a norme CEI ?

Una espressione riduttiva ed errata, che ho sempre combattuto, non compare più nei nuovi documenti emessi dal Comitato Elettrotecnico Italiano, che regolano le connessioni in MT. L’affermazione dell’obbligo dell’osservanza delle norme CEI, che compariva nelle vecchie DK5600, emesse dal distributore pubblico, oggi sostituite dai documenti del CEI, è scomparsa, nel rispetto della legge 186/68 dello Stato Italiano. Un'importante traguardo da attribuirsi all’AEEG e ai suoi collaboratori ?
Siamo tutti d'accordo che si tratta di un passo avanti ai fini del rispetto della legge ?

sabato 5 dicembre 2009

NORMA CEI 0-16. Enel e utenti. Due pesi, due misure ?

Recentemente ( anno 2009 ) ho potuto vedere una cabina di consegna in MT e insieme di trasformazione MT/BT nuova del distributore. All'interno vi si trovavano installati due trasformatori 20.000/400 V di potenza nominale pari a 630 kVA ( vcc % 5.81 ), protetti ciascuno da interruttore di manovra – sezionatore con fusibili. Mi pare che all’utente ciò non sia consentito dalla vigente norma CEI 0-16, in quanto si ritiene che una simile situazione possa danneggiare la qualità del servizio del distributore. La domanda che ho già rivolto al prof. Vito Carrescia e che rivolgo a tutti e all’AEEG è la seguente : perché due pesi e due misure ?

venerdì 20 novembre 2009

RIFASAMENTO INDUSTRIALE n. 2, norma CEI EN 61439 e CEI 17-13

RIFASAMENTO INDUSTRIALE n. 2
Dimensionamento del conduttore di terra
In alcune applicazioni ordinarie un costruttore di apparecchiature di rifasamento automatico chiede di utilizzare un conduttore di terra di sezione pari al 60% del conduttore di fase dell'alimentazione. Abbiamo rivisitato la norma CEI 64-8 per verificare se in essa si potesse trovare la giustificazione di una tale richiesta così precisa. In realtà non abbiamo trovato nei disposti della norma questa curiosa disposizione. Pur ritenendo che tale richiesta non risulti in genere pericolosa, non è chiaro il motivo per il quale il costruttore si assuma la responsabilità di andare oltre la norma, quando sarebbe stato sufficiente rimandare ai contenuti della norma tecnica vigente. A difesa del costruttore si può dire che questi per il conduttore di protezione chiedendo il 60 % della sezione del conduttore di fase si cautela ( con un 20 % supplementare ) rispetto alla possibile scelta prevista/concessa dalla norma CEI 64-8, quella convenzionale.
Propongo le seguenti osservazioni al riguardo. Supponiamo come spesso accade che il quadro di rifasamento automatico si trovi nel locale cabina di trasformazione appena a valle del quadro generale di BT. Sappiamo che le correnti di corto circuito verso terra nel locale cabina di trasformazione sono quasi uguali alle corrispondenti di corto circuito trifase, per le quali devono essere dimensionati i conduttori di fase. Non si capisce per quale motivo il conduttore di protezione in tale situazione possa essere scelto di sezione metà ( 50 % ) o sezione pari al 60 % di quella del conduttore di fase, visto che la corrente che lo può interessare è la stessa che percorre il corrispondente conduttore di fase.
Aggiungiamo a completamento di quanto esposto, come segnale di attenzione di come anche alle stesse norme si debba guardare con attenzione critica, che la stessa possibilità concessa dalla norma di scegliere la sezione del conduttore di protezione con il calcolo non è cautelativa, almeno nella situazione presentata, che riguarda cioè i locali cabine di trasformazione e quelli ad essi vicini e che può risultare abbastanza generale. Infatti mentre le correnti di corto circuito in prossimità del trasformatore si manifestano con un transitorio non trascurabile, la formula presentata all’articolo 543.1.1 della norma CEI 64-8 per consentire il calcolo della sezione minima da adottare non tiene conto di tale fenomeno: ciò purtroppo a sfavore della sicurezza.
Per concludere troviamo più giusto che il costruttore del quadro di rifasamento debba demandare la scelta della sezione del conduttore di protezione al progettista dell’impianto elettrico e/o della modifica o ampliamento dello stesso ( legge 46/90 e DM 37/2008 ) o comunque alle regole di buona tecnica vigenti, ricordando solo ciò che la norma CEI sulle apparecchiature ( AS e ANS ) propone ai fini della protezione dai contatti indiretti.
Di quel numero particolare pari al 60 % affacciatosi nel nostro approfondimento parleremo in un’altra occasione, quando tratteremo la tenuta dei quadri di rifasamento al corto circuito.

giovedì 19 novembre 2009

RIFASAMENTO INDUSTRIALE n. 1 - NORMA CEI EN 60439, CEI 17-13 Considerazioni sugli schemi elettrici

RIFASAMENTO INDUSTRIALE N. 1 - NORMA CEI EN 60439, CEI 17-13
Considerazioni sugli schemi elettrici
Siamo stati chiamati a collaudare un impianto di media importanza. In cabina di trasformazione era presente una apparecchiatura di rifasamento a gradini. Tra i documenti a corredo dell’apparecchiatura abbiamo esaminato uno schema multifilare. Abbiamo notato che tale schema riportava solo i simboli degli apparecchi e dei componenti e le reciproche connessioni e non anche le loro caratteristiche nominali e i loro codici identificazione.
Se negli schemi elettrici esaminati, che pensiamo non differiscano da quelli normalmente forniti da altri costruttori, i vari componenti, quali fusibili, condensatori, regolatori, modulo di controllo e protezione, contattori e sezionatori sono identificati solo da segni grafici e sigle precise, che si rifanno alla normativa internazionale sui segni grafici, gli stessi costruttori non sono esonerati, secondo il nostro convincimento, dall’obbligo di definire con estrema precisione gli stessi apparecchi e componenti utilizzati. I motivi che richiedono tale puntuale identificazione sono molti. Citiamo tra questi in questa sede solo il fatto che in caso di contestazioni di qualsiasi natura sembra giusto ci sia testimonianza documentale dettagliata dell’equipaggiamento fornito e il fatto che i costruttori dei quadri tradizionali, cioè gli installatori, i quadristi e le grandi società elettrocommerciali da sempre forniscono tale identificazione. Infatti per regola il progettista negli elaborati di progetto non indica per i prodotti marche, ma taglie e regolazioni. L’installatore a sua volta scegliere su una rosa di marche eventualmente indicata dal progettista quella che intende utilizzare. L’installatore, i quadristi e le grandi società elettrocommerciali inoltre dovrebbero fornire, e di regola lo fanno, gli schemi con l’individuazione precisa sotto i vari aspetti di tutti gli apparecchi previsti e non solo di questi.
Volendo sintetizzare non ci sembra accettabile che gli schemi da fornire possano risultare diversi per i dettagli da presentare al cliente negli schemi a seconda che si tratti di quadri elettrici definibili secondo la norma vigente di tipo AS o di tipo ANS. Non ci pare che la norma tecnica per essi possa essere applicata in maniera diversa. Soprattutto ritengo che ragioni tecniche, di buon senso e di responsabilità non consentano la fornitura di documenti incompleti. Ragioni economiche e cioè di contenimento dei costi, certo ragioni di maggior peso nel caso delle costruzioni AS nei confronti di quelle ANS, non sembrano giustificare un comportamento diverso.
La nostra conclusione più importante riguarda il fatto che non ci capacitiamo di come una simile prassi viga da sempre nell'indifferenza generale.

mercoledì 4 novembre 2009

NON PIU' DI 3 M DAL CONTATORE, POST n. 2

La situazione che si ritrova in cantiere è la seguente:
Il posizionamento dei centralini nei locali tecnici avviene prima che l’Enel posizioni i rispettivi contatori di energia. Infatti di solito le lungaggini delle pratiche burocratiche e gli impegni dell’Enel, e non sempre solo quanto appena richiamato, non consentono per tempo la realizzazione pratica dei punti di consegna da parte dell’ente, che opera generalmente all’ultimo momento. Qualche volta accade che le squadre, che hanno in appalto i lavori e chiamate a realizzare i punti consegna, siano costituite da operai stranieri, che poco capiscono la lingua italiana. Non dobbiamo tacere peraltro che anche i progetti sono carenti sotto questo aspetto e rimandano la soluzione praticamente alla collaborazione dell’installatore dell’impianto di utenza come del punto di consegna. In mancanza di una DL assidua e precisa o comunque in mancanza di indicazioni progettuali adeguate, accade che i lavori non siano eseguiti seguendo le migliori regole dell’arte in vigore e in particolare accade che il rispetto della regola dei 3 m non risulta osservata. Lamentazioni del cliente riescono forse a migliorare la sistemazione definitiva chiamando in causa i responsabili dell’Enel, ma quasi mai si riesce a sanare il requisito dei 3 m da non superare come distanza massima dal contatore di energia al centralino di protezione del montante.
Ecco la ragione di tante lettere e domande di utenti, progettisti e installatori che chiedono approfondimenti. Tenteremo con un po’ di pazienza di fare una analisi approfondita del problema, magari con il contributo di tutti in termini di ricerca e raccolta su quanto è stato finora detto sull’argomento e con osservazioni originali.

lunedì 2 novembre 2009

PROTEZIONE A NON PIU' DI 3 m, CEI 64-8

Una recente esperienza mi ha fatto toccare con mano che i progettisti, gli installatori e i distributori di energia elettrica non riescono sempre a gestire nel rispetto della norma CEI 64-8 la protezione del primo tratto di montante degli impianti elettrici di BT negli immobili ad uso condominiale, quando cioè sono tante le utenze da alimentare e ristretti gli spazi disponibili. Ricordo che secondo la orma CEI 64-8 il dispositivo di protezione del montante non dovrebbe di regola trovare collocazione a più di 3 m dal contatore di energia.
L’impressione è che tutti abbiano poco tempo da dedicare ai necessari approfondimenti preliminari, per cui i risultati alla fine sono spesso cattivi.
Leggendo una interpretazione sulla necessità del rispetto della condizione predetta data molto recentemente dalla autorevolissima rivista Tuttonormel ( Ediz. TNE Torino ) e un’altra interpretazione data sempre molto recentemente sullo stesso argomento dalla altrettanto autorevole rivista L’Impianto Elettrico ( Ediz. Tecniche Nuove – Mi ) , mi pare di poter dire al momento, se non ricordo male, che c’è un po’ di confusione, in quanto le due conclusioni proposte non mi sono sembrate tra loro allineate. Se ho ragione e avremo modo in futuro di approfondire la mia impressione, c’è da chiedersi a cosa serva una norma tecnica se lascia spazio a conclusioni significativamente diverse.
Come ci dobbiamo comportare visto che il problema ci si pone davanti con buona frequenza?
Aspetto contributi.

sabato 24 ottobre 2009

NORMA CEI 0-15; UN PO' DI CONFUSIONE?

Nella prefazione della norma CEI 0-15, Manutenzione delle cabine elettriche MT/BT dei clienti/utenti finali, pubblicata in aprile dell'anno 2006,oltre ad affermare erroneamente l’equivalenza tra la regola d’arte e la norma tecnica, si lascia intendere che non è obbligatorio adeguare le cabine elettriche alla regola d’arte oggi vigente. Ciò sembra del tutto fuorviante.
Molti non hanno ancora capito e tra questi non pochi esperti del Comitato Elettrotecnico Italiano che la regola d’arte e le norme tecniche non sono ( per fortuna ) la stessa cosa. Un impianto elettrico deve sempre e comunque essere adeguato alla regola d’arte; potrà forse non dover essere adeguato all’ultima edizione pubblicata delle norme tecniche, anche se gli ultimi orientamenti in proposito sembrano dire il contrario ( DLgs. 81/2008 ). Ecco un esempio banalissimo e non infrequente: se ci fosse o ci fosse stato nella norma tecnica un errore, non difficilmente riconoscibile, come già abbiamo più volte dimostrato può capitare, corre comunque l’obbligo per tutti , sia che una eventuale nuova norma più aggiornata ne contempli o meno la sua correzione, di rendere sicuro l’impianto, in quanto ciò lo richiede l’applicazione della regola dell’arte ( legge 186/1968 ) non ancora prudentemente abrogata.
Constatiamo senza dubbio un bel po’ di confusione: di basso livello quando ancora si confonde la norma tecnica con la regola dell’arte e ad alto livello, quando non si dice chiaramente come il datore di lavoro e di conseguenza il tecnico si debba comportare ogniqualvolta viene pubblicato un nuovo documento normativo.

sabato 10 ottobre 2009

Commenti alla norma CEI 0-15, n. 2. La norma si allarga troppo ?

Nel "BLOG DELL’ING. TEDESCHI GIANCARLO" abbiamo scritto ieri dell’infelice esordio della norma CEI 0-15, che tratta della manutenzione delle cabine elettriche MT/BT. Abbiamo segnalato tre presunti errori contenuti nella sua prefazione.
Oggi vogliamo enfatizzare un altro suo aspetto, ricorrente in altri documenti, che non è abbastanza tenuto sotto osservazione dagli addetti ai lavori. I normatori nel documento si occupano di aspetti, dei quali ordinariamente per mandato originale non dovrebbero occuparsi.
Che una norma tecnica debba occuparsi della definizione di manutenzione, di manutentore e di addetti alla manutenzione, degli appalti e della esecuzione dei lavori di manutenzione, entrando nel merito delle modalità di esecuzione, della scelta dell’impresa appaltatrice e del profilo professionale delle figure coinvolte sembra comunque una forzatura, anche se trovasse giustificazione in qualche altro documento. Esistono già definizioni di manutenzione, con le quali le nuove non possono non entrare in conflitto, quando, come facilmente può accadere, esse non siano sovrapponibili. Peraltro quelle preesistenti non hanno certo minor dignità e autorevolezza. Perché creare inutile confusione ?
Continueremo ad esaminare il documento !
La nostra tesi è la seguente: il documento è inutile e doppiamente costoso. Il suo valore tecnico, per il quale si propone, è molto, troppo basso. Non siete d’accordo ?

mercoledì 30 settembre 2009

Norma CEI EN 61439 ( CEI 17-13 ) - Vera evoluzione?

Si è tenuto recentemente un importante incontro tecnico di aggiornamento. Abbiamo ascoltato con particolare interesse una relazione sui contenuti della nuova norma (di prossima pubblicazione ) EN 61439 ( CEI 17-13 ), che tratta dei quadri elettrici di bassa tensione.
Non abbiamo ancora ben compresa la portata delle novità introdotte con il nuovo testo. D’altronde siamo sempre stati convinti che considerare i quadri elettrici componenti elettrici, cioè alla stregua ad esempio di un interruttore automatico, abbia costituito una grossa forzatura. Da tale forzatura ne è nata una norma certamente problematica, di cui ci dobbiamo sforzare di vederne i lati positivi.
Non possiamo però tacere che per taluni aspetti prettamente tecnici, che sembrano indirettamente intaccare le tasche dei costruttori di apparecchi e di quadri, non si vedono progressi, ancorchè la sicurezza degli utenti ne possa risultare alla fine minacciata.
Invitiamo i progettisti a considerare il cosfi di corto circuito dei trasformatori anche di non grande potenza. Si troverà che esso vale spesso molto meno di 0,2. Tale valore risulta invece il valore minimo considerato dalla norma tecnica per la prova degli interruttori automatici e dei quadri elettrici. Da molti anni ormai la norma sugli interruttori e sui quadri avrebbe dovuto recepire questa importante osservazione, per dare tranquillità ai progettisti e agli installatori che si occupano di impianti di una certa importanza. Tutti sappiamo come il cosfi incida sul valore di picco della corrente di corto circuito e come il cosfi della corrente da interrompere incida sulla facilità o meno di farlo. Pur avendo da decenni segnalato la pericolosità per i grossi e i medi impianti di una tale situazione anche in alto loco, mi lascia senza parole il fatto che non si sia fatto niente fino ad oggi.
Se abbiamo ragione, c’è da chiedersi anche, insieme ai dubbi che riguardano tanti altri dettagli, qual’è il senso vero delle norme tecniche sui quadri elettrici.
Che ne pensate?

martedì 29 settembre 2009

La norma CEI EN61439 e il guasto a terra

In un recente importante incontro tecnico di aggiornamento tenutosi a Padova abbiamo ascoltato con particolare attenzione una relazione sui contenuti della nuova norma (di prossima pubblicazione ) CEI EN 61439 ( CEI 17-13 ), che tratta dei quadri elettrici di bassa tensione.
Alla fine della interessante relazione abbiamo chiesto come mai anche secondo la nuova norma ( CEI EN 61439, CEI 17-13 ) i quadri da usarsi nei sistemi TN debbano essere testati per una corrente di corto circuito fase terra (F-PE) pari al 60% della corrente di corto circuito trifase, quando si sa che nelle situazioni più pericolose e delicate, cioè in quadri elettrici importanti a valle dei trasformatori MT/BT la corrente di guasto verso il neutro, come verso il PE vale quanto la corrente di cortocircuito trifase. Nel caso dei gruppi elettrogeno addirittura di più.
Non ci convince la risposta che nell’occasione ci è stata data, per la quale il normatore avrebbe potuto far riferimento ad un valor medio della corrente di guasto a terra, che negli impianti si può avere. Si tratterebbe infatti di un criterio che non garantisce la sicurezza nei casi più insidiosi e del tutto incoerente con altre disposizioni presenti nella norma tecnica. Ad esempio per la corrente di corto circuito trifase, che ha ben poche probabilità di manifestarsi rispetto a quella monofase a terra, la norma dispone che la tenuta del quadro e il potere di interruzione dell’interruttore sempre e comunque siano maggiori, come ovvio del resto, della corrente di cortocircuito presunta nel punto di installazione dell’apparecchiatura e non di una certa percentuale del suo valore.
Restiamo in attesa di un chiarimento definitivo di quanto esposto. Il valido relatore avrà certamente modo di approfondire la situazione e di dare una risposta al dubbio. Altrimenti non si capisce come non sia stato posto rimedio ad una inaccettabile prescrizione della norma dopo decenni di applicazione. Un simile accadimento porterebbe i tecnici ad usare, a scanso di gravi responsabilità, della regola d’arte e a non fidarsi ciecamente dei contenuti della norma tecnica, come anche una rivalutazione dell’importanza del ruolo dei professionisti, non semplici esecutori, ma progettisti responsabili e competenti.

sabato 6 giugno 2009

Il rapporto tra REGOLA D'ARTE e NORME CEI

Da qualche parte nella Variante 1 alla norma CEI 81-10 si legge che per operare a regola d’arte si deve eseguire una verifica secondo la Norma CEI 81-10/2.
Leggo una grave contraddizione tra il contenuto della legge 86/1968 e il contenuto richiamato della Variante 1.
Sembra necessario un chiarimento vista l’autorevolezza della fonte della presunta contraddizione.
Forse qualche fonte legislativa consente tale stretta e assoluta identificazione tra regola d’arte e norma tecnica?

lunedì 11 maggio 2009

Norma CEI 64-12, Progetto CEI C.1000, Commento

Progetto C. 1000 - Norma CEI 64-12, Guida per l’esecuzione dell’impianto di terra negli edifici per uso residenziale e terziario, art. 2.2. "Analisi del sito"
Del tutto generico il suo contenuto e non sembra condivisibile l’affermazione per cui in un impianto TT il valore della resistività del terreno può essere desunto da tabelle, che ne danno i valori campione per i vari tipi di terreno, mentre per gli impianti TN in alcuni casi può essere preferibile una corretta misura sul campo. Non si da invero giustificazione di tale affermazione, se non dicendo che nei sistemi TT le correnti di guasto hanno valori modesti e nei sistemi TN si hanno invece elevate correnti di guasto sul lato media tensione.
Quest’ultima osservazione, che certo da sola non autorizza la condotta suggerita dalla norma e appena sopra richiamata, risulta peraltro errata. Infatti in un sistema TT del tutto ordinario con resistenza di terra del neutro di circa 2 ohm e resistenza di terra di un impianto condominiale con le armature di fondazione collegate ai picchetti di dispersione artificiali pari a 2 ohm , la corrente di guasto a terra, che si può instaurare vale [ 230 V / ( 2 ohm + 2 ohm )] circa 57 A proprio circa uguale a quella che l’Enel indica da anni come corrente di guasto a terra nei sistemi TN a neutro compensato.
Chiediamo al Comitato Elettrotecnico Italiano, CEI, ma anche a chi possiede l’autorità per pretenderlo, maggior rispetto per gli utenti delle norme tecniche. Non si può a distanza di 15 anni proporre di pubblicare ad un costo elevato un documento ancora uguale al precedente con tutte le manchevolezze, incongruenze ed errori già presenti, ma solo appena aggiornato nei riferimenti alle nuove leggi e alle nuove norme tecniche pubblicate.
Abbiamo l’impressione ( e le prove ) che nessun vero esperto abbia avuto tempo e voglia di esaminare con un po’ di attenzione il documento che il CEI ha proposto in inchiesta pubblica.
Ciò è scandaloso !!!

domenica 26 aprile 2009

PROGETTO NORMA CEI 64-12, commenti

E' stato pubblicato nel n.6/2009 della rivista GIE ( Il Giornale dell'Installatore Elettrico ) di Reed Business nella rubrica di approfondimento normativo&legislativo un commento alle prime 11 pagine del progetto C100 della norma CEI 64-12, "Guida per l'esecuzione dell'impianto di terra negli edifici per uso residenziale e terziario".
Le osservazioni riportate propongono alcune importanti riflessioni di fondo: alcune guide sono troppo superficiali? creano solo confusione senza alcun valore aggiunto? i soldi e il tempo degli utenti sono troppo spesso sprecati ?
Vedasi anche il POST del 31 dicembre 2008.

martedì 14 aprile 2009

NORMA CEI 64-8, VERIFICA TERMICA IN CORTO CIRCUITO ovvero LA SUPPONENZA DI ALCUNI NORMATORI


Qualche anno fa ho trasmesso un mio lavoro ad un responsabile del CEI perché fosse esaminato. Proponevo all’attenzione dei normatori, affinchè fosse diffuso, uno strumento di calcolo in grado di valutare senza errore l’impulso termico che interessa un componente elettrico, quando fosse attraversato dalla corrente di corto circuito nel suo transitorio iniziale ( fino a 100 ms circa ), richiamando il fatto che le norme/guide del CEI in vigore erano sotto l’aspetto considerato poco precise o addirittura errate a sfavore della sicurezza.
Dopo un mese non avendo ancora ricevuto una risposta, ritirai la mia offerta e partecipai insieme a mia figlia Elisabetta con il mio lavoro al concorso "Sicurezza sui luoghi di lavoro" indetto dal mio ordine professionale ( Ordine degli ingegneri della provincia di Padova ).
Il lavoro dal titolo "Un contributo per la sicurezza. Proposta di introduzione nella norma tecnica ufficiale di un nuovo strumento di calcolo utile ad eseguire la verifica termica dei conduttori nel caso di corto circuito di brevissima durata" ha vinto il premio categoria industriale su sedici partecipanti con la seguente motivazione: " per l’approccio metodologico seguito che sottopone ad esame critico espressioni correntemente usate nella progettazione in quanto presenti su manuali e testi normativi di riferimento, riscontrando l’errore derivante dall’uso di tali espressioni e mostrando come queste non siano sempre a favore della sicurezza."
L’accaduto a nostro parere dimostrerebbe con quanta poca sensibilità ( con quanta ottusità ) e con quanto poca lungimiranza l’ambiente normativo possa in qualche occasione guardare ai suggerimenti utili che in tema di sicurezza gli pervengano da canali non convenzionali e denuncianti errori presenti nei documenti ufficiali.
A distanza di anni gli utenti della norma possono ancora perseverare negli eventuali errori non rilevati e nella potenziale mancanza di sicurezza, ma l’immagine del Comitato Elettrotecnico Italiano è salva.

sabato 11 aprile 2009

NORMA CEI 81-10, resistenza di contatto o resistenza superficiale?

La norma CEI 81-10 è frutto di un lavoro affrettato ?
Ad esempio nella norma CEI 81-10/2 si tiene conto, per valutare la perdita di vite umane per elettrocuzione da fulmine, del tipo di superficie del suolo o della pavimentazione con la loro resistenza di contatto ( tab. C2 ), che si misura in kohm.
Nella norma CEI 81-10/3 della stessa serie si tiene conto per escludere il "pericolo" per elettrocuzione da fulmine, della "resistività superficiale" ( punto 8 ), che si misura in kohm*m.
Perchè si fa uso di due concetti e indicatori diversi ? Ci si è dimenticati forse di aggiornare il testo della norma CEI 81-10/3?
Anche la norma CEI 64-8 utilizza il concetto di resistenza di contatto. Purtroppo in essa se ne prevede però la misura con modalità diverse da quelle previste nella norma CEI 81-10/2. Ma non si tratta della stessa grandezza?

giovedì 12 marzo 2009

NORME CEI EN 62305-2, CEI 81-10, IMPORTANTI SOTTACIUTE NOVITA' n. 2

Come sempre, il collega Paolo Incapaci commenta il post NORME CEI EN 62305-2, CEI 81-10, IMPORTANTI SOTTACIUTE NOVITA' con precisazioni importanti e pertinenti.
Al momento mi viene immediatamente da ricordare il fatto che molti anni fa su un testo che cercherò di individuare, anch'io per amor della precisione, da un pulpito autorevole si sosteneva che da linee di segnale colpite da un fulmine non ci si poteva aspettare l'innesco di un incendio ( perdita di tipo 1), evidentemente per la scarsa energia che tali condutture sono in grado di trasmettere. Si sbagliava prima? Si esagera oggi ?
Vorremmo solo che i normatori fossero più prodighi di giustificazioni.

Abbiamo speranza di organizzare con la presenza di Dehn Italia di BZ per il 21 maggio 2009 un incontro presso la sede dell'Ordine degli Ingegneri di Padova sulla variante n. 1 alla nuova norma CEI 81-10. Contiamo molto sulla presenza e sul contributo del collega Paolo Incapaci come di tanti altri colleghi.

giovedì 5 marzo 2009

NORMA CEI EN 62305-2, CEI 81-10, PROPOSTA DI MODIFICA

Il prof. C. Bouquegneau della Facoltà Politecnica di Mons in Belgio scrive nel suo articolo " A Critical View on the Lightning Protection International Standars" quanto segue ( in corsivo ) almeno secondo la mia traduzione.
Una importante questione può essere esposta. Perché limitare il I livello ad una probabilità del 99%, visto che si è qualche volta obbligati a mettere in atto misure complementari per raggiungere il livello I+ ? Se il livello I deve certamente essere il più alto livello di protezione, perché non portarlo al 100 % anche se può sembrare irrealistico ? Con il 99 % ci si trova in una posizione in qualche modo imbarazzante, nel caso di protezione di strutture molto pericolose ( in ambienti con presenza di sostanze infiammabili ed esplosive ).
Il suggerimento sembra interessante e i normatori ma anche i progettisti potrebbero tenerne conto.

sabato 28 febbraio 2009

ASPETTI CRITICABILI DELLA NORMA IEC 62305-1 to 5, CEI EN 62305 -1 a 4, CEI 81-10

Ho manifestato nel passato in almeno in tre occasioni le mie grosse perplessità nei confronti di alcuni contenuti come dell'impianto generale della norma CEI 81-4 e recentemente anche della norma CEI 81-10. Esse sono state manifestate con lettere rivolte all'AEIT. Sono riuscito sempre con molta fatica a farle pubblicare sulla rivista AEIT dell'associazione. Ho toccato con mano che presso l'AEIT interessa molto di più che l'immagine del CEI non risulti danneggiata che non la sicurezza e gli interessi dei cittadini.
Ho letto non proprio per caso un articolo in internet del prof. C. Bouquegneau, prorettore della Facoltà Politecnico di Mons in Belgio dal titolo " A Critical Wiew on the Lightning Protection International Standard" e vi ho trovato molte osservazioni interessanti e vicine in qualche modo alle mie ben più povere osservazioni. Trascrivo più sotto senza ulteriori commenti uno stralcio significativo di quanto ho letto, ricordando a tutti l'autorevolezza della fonte.

WE ARE GOING TO FOCUS ON THE BASIC PRINCIPLES LEADING TO A NOT STRAIGHTFORWORD INTERNATIONAL CONSENSUS AND CRITICISE SOME SPECIFIC APPROACHES, REPELLING SOME OTHER ONES EMPHASISED IN SOME COUNTRIES AND ESSENZIALLY BASED ON MORE COMMERCIAL THAN SCIENTIFIC ARGUMENTS.

NORMA CEI EN 62305-2, CEI 81-10, IMPORTANTI SOTTACIUTE NOVITA'

In fase progettuale si deve rivedere completamente la sensibilità in passato acquisita in merito alla valutazione dell'autoprotezione degli edifici anche nell'ambito residenziale. Ciò è dovuto all'improvviso, poco giustificato e consistente aumento subito dai coefficienti previsti dalla norma CEI 81-10 per la determinazione del relativo rischio. L'argomento è trattato nell'articolo dal titolo "Protezione contro i fulmini" apparso sul numero di febbraio della rivista Contatto Elettrico, BEMA editrice MILANO.

domenica 25 gennaio 2009

NORMA CEI 11-35 Errore nella verifica della tenuta al cc

Nell'appendice F della norma CEI 11-35 sembra essere presente un grave errore, in quanto a sfavore della sicurezza. Nella verifica della tenuta al corto circuito dei cavi di MT il normatore non ha tenuto conto del transitorio. Per effetto del transitorio l'impulso termico nella maggior parte dei casi per tempi di intervento fino a 100-140 ms risulta maggiore di quello calcolato dai normatori in misura non trascurabile.
Pertanto la sezione dei conduttori di MT indicata in come accettabile, potrebbe non esserlo.
Speriamo che i normatori prendano atto in tempi brevi del presunto errore a beneficio della sicurezza dell'esercizio degli impianti elettrici, da tutti da sempre vivamente auspicata.