giovedì 28 aprile 2011

La norma CEI 64-8 e il potere di interruzione

Circa il problema di garantire la sicurezza nell'utilizzo degli interruttori automatici nei quadri elettrici importanti posti immediatamente a valle dei trasformatori nelle cabine MT/BT trattato già molte volte in passato e negli interventi del 9 e 12 marzo 2011 abbiamo ricevuto un contributo molto interessante anche dal sig. Massimo Gandini.
Ritengo utile riportare tale contributo per ulteriori necessari approfondimenti.
Ecco le osservazioni del sig. Massimo Gandini, che ringrazio.

"ripropongo quanto avevo scritto sulla risposta relativa ai quadri elettrici che una volta confermata come post è scomparsa (fortuna che l'avevo copiata negli appunti) Io sono un semplice perito industriale e non ho nessuna pretesa di confutare le sue tesi. Non ho nemmeno la qualifica di “progettista”, però posso portarle come contributo la mia più che ventennale esperienza nella realizzazione di quadri di media e bassa tensione. Abbiamo realizzato centinaia di power center e ho seguito la vita operativa di queste apparecchiature in un considerevole arco di anni. Premetto che da alcuni anni, almeno in Italia, la presenza di correnti di corto circuito importanti dovrebbe essere una rarità. Le varie DK5600 avevano introdotto limiti di potenza dei trasformatori per scongiurare scatti delle protezioni di media in seguito a un cortocircuito sulla bassa tensione. Tali limiti sono stati poi confermati dalla CEI 0-16. Il valore delle correnti di corto circuito nella generalità dei casi è quindi modesto, ovvio esistono eccezioni ma sono appunto tali. Resta il problema del cosfi da lei evidenziato. In piu di 20 anni ho assistito a un numero consistente di cortocircuiti franchi sulle sbarre dei power center (dovuti alla classica dimenticanza della chiave dinamometrica utilizzata per assemblare le varie sezioni del quadro in cantiere) e a cortocircuiti sulle linee in partenza. In tutti gli eventi e i guasti piu o meno catastrofici ,di cui ho avuto notizia e di cui sono stato testimone delle conseguenze, non è mai successo che un interruttore automatico si fosse danneggiato durante l’apertura per cortocircuito. Eppure secondo quanto lei scrive il pericolo della distruzione dell’interruttore dovrebbe essere costantemente in agguato. Quadri con correnti di cortocircuito vicine ai 100KA con le sbarre omnibus messe in contatto dalla famigerata chiave dinamometrica non hanno riportato danni significativi, l’interruttore aperto ha eliminato il guasto , la chiave completamente fusa ha proiettato i suoi frammenti incandescenti sulle segregazioni che sono state sostituite. L’interruttore avrebbe dovuto fallire il suo compito e invece sembra averlo assolto senza nessuna difficoltà. Provo a fare qualche considerazione empirica di cui lei riterrà se può essere piu o meno plausibile. Prima di tutto le correnti di cortocircuito sono presunte. Quando avviene un guasto reale ritengo che il suo valore sia incommensurabilmente minore di quello presunto. Il discorso sarebbe lungo ma le varie considerazioni che si possono fare sono scontate e le risparmio ragionamenti ovvi di cui lei , per altro avrà una conoscenza piu approfondita del sottoscritto. Per quanto riguarda il cosfi penso piu o meno la stessa cosa. Forse si dovrebbero considerare l’impedenza del guasto e la stessa impedenza dell’apparecchio di interruzione che probabilmente hanno diciamo cosi un effetto “rifasante”. Non ho nessuna base scientifica per affermare quanto ho appena riportato, dal punto di vista teorico il suo discorso non fa una grinza ma poi l’effetto pratico credo sia diverso . In qualche modo questa dicotomia credo vada spiegata, oppure ci troviamo davanti a una classica antinomia.
23.04.2011"

Mi riprometto nel futuro prossimo di riprendere l'esame della sconcertante situazione, che da anni richiederebbe un intervento "di risanamento" del CEI apparentemente semplice e poco costoso, ma che non viene. Come mai ?
Cercheremo di rispondere a questa domanda.
Ricordo al momento che se qualche incidente grave dovesse accadere su quadri elettrici di potenza, un primo appunto negativo certamente potrebbe essere rivolto al progettista/costruttore che non avesse appurato anche la compatibilità dell'interruttore con il presunto cosfi della corrente di corto circuito presunta.
I costruttori che ho interpellato sul problema non mi sono mai stati di aiuto.Per iscritto evitano di pronunciarsi.
Mi sembra il caso di richiamarli insieme ai normatori con garbo alle loro responsabilità, visto che in pratica le norme tecniche sugli apparecchi che costruiscono dipendono sostanzialmente da loro stessi.

mercoledì 6 aprile 2011

Impianti fotovoltaici - Norma CEI 82-25 – DM 37/08

Impianti fotovoltaici - Norma CEI 82-25 – DM 37/08
In un buon numero di situazioni non si applica il DM 37/2008 agli impianti fotovoltaici.
La norma CEI 82-25, 2010-09 all’art. 12.1 chiede che un tecnico, ove occorra abilitato, emetta la dichiarazione di conformità ai sensi del DM 37/08. Il documento con gli altri otto dovrà essere disponibile presso l’impianto fotovoltaico e custodito dal committente.
E se all’impianto non si applica il DM 37/08, si è esonerati dall’obbligo di presentare/raccoglire una dichiarazione di rispondenza dell’impianto realizzato alla regola d’arte ?