domenica 4 dicembre 2011

La norma CEI 64-8 e il dimensionamento dei condotti sbarra

E’ stato pubblicato il Progetto C. 1083 di variante alla parte 4 della norma CEI 64-8 con data di scadenza 12-01-2012.
La variante prevede l’inserzione di un nuovo articolo: il 434.3.3, che tratta dei condotti sbarra. In detto articolo si da finalmente atto che la verifica della tenuta meccanica delle apparecchiature e componenti agli sforzi elettrodinamici dovuti alla corrente di cresta in caso di corto circuito va sempre effettuata.
Ecco il testo del nuovo articolo proposto, che probabilmente andrà finalmente ad arricchire la norma CEI 64-8.
"434.3.3 Per i sistemi di condotti sbarre conformi alla Norma EN 60439-2 e per i sistemi di alimentazione a binario elettrificato conforme alla serie EN 61534, deve essere applicata una delle seguenti prescrizioni:
La corrente di breve durata ammissibile nominale ( Icw ) e la corrente nominale di tenuta al picco del sistema di condotti sbarre o di binario elettrificato non devono essere inferiori ai valori di corrente di corto circuito presunta e di picco della corrente di corto circuito presunta, rispettivamente. Il tempo massimo per cui si definisce l’Icw ( per i sistemi di condotto sbarre o di binario elettrificato ) non deve essere inferiore al massimo tempo di intervento del dispositivo di protezione.
La corrente condizionale di corto circuito del sistema di condotto sbarre o di binario elettrificato associato con uno specifico dispositivo non deve essere inferiore alla corrente di corto circuito presunta.”
Ci son voluti ben 12 anni affinchè una segnalazione importante, anche se in qualche misura indiretta, (www.angelfire.com/al/CommissioneElettrica/letaeicei.html ) a favore di una più certa realizzazione, a costo zero, di impianti sicuri, fosse recepita dagli esperti del Comitato Elettrotecnico Italiano. Ciò forse è dovuto al fatto che, anche se si tratta di una precisazione, che indiscutibilmente si pone a favore della sicurezza degli operatori e delle cose ( vedasi ad esempio in questo stesso blog il post del 23 novembre u.s. ), a ben guardare va contro gli interessi immediati dei costruttori ( leggasi costi di modifica delle sale prove !! ), che sono ben presenti nei comitati.
Questo dovrebbe far riflettere però sulla efficacia del CEI nella troppo sbandierata tutela degli interessi dei cittadini. Ritengo che si possa e si debba far qualcosa per migluiorare la situazione.
Comunque rileviamo un segno positivo. Un grazie si deve a chi si è prodigato per l'inserimento del nuovo articolo nel testo della norma CEI 64-8. Esso suonerà certo come campanello d'allarme in tutta generalità.
Non abbiamo letto ancora il testo di tutte le novità introdotte con la nuova variante. Tale testo purtroppo e inspiegabilmente!, se si pensa all'obbiettivo che con la sua pubblicazione ci si pone, può essere letto solo a video.
Confidiamo che il problema della sussistenza di obsolete correlazioni presenti ancor oggi nelle norme tecniche tra livelli di corrente di corto circuito e corrispondenti cosfi sia recepito e segnalato anche a proposito di un corretto dimensionamento dei quadri elettrici e degli interruttori, automatici e non, che li equipaggiano.
A dirla in maniera soft mi permetto di affermare che favorire la sicurezza a costo zero ( segnalazione del problema !! ) sia legalmente un atto immediatamente dovuto per un ente preposto a garantirla. Il fatto che costi significativi si debbano affrontare per migliorare la situazione non giustificherebbe una pesante assenza del CEI nel segnalare la possibile diffusa presenza di realizzazioni pericolose. L'inserzione nel testo della norma CEI 64-8 di articoli simili a quello introdotto per i condotti sbarra inducono i tecnici a ben considerare un rischio, per la mia esperienza, sconosciuto alla gran parte degli installatori.


mercoledì 23 novembre 2011

SCELTA DEL POTERE DI INTERRUZIONE secondo la norma CEI 64-8 e la regola d’arte

Ho eseguito, naturalmente approssimato, il calcolo della icc e del relativo cosficc in una cassetta di derivazione situata all’inizio di una blindosbarra posta all’interno di un reparto di produzione fili smaltati.

Tutti i cavi sono posati senza un ordine di progetto, tranne quelli che dai TR adducono al Power Center, che sono posati a strato su una passarella con disposizione RRRRRR, SSSSSS, TTTTTT,…..

Ho considerato il parallelo di n. 2 trasformatori, 20/0,4 kV da 1250 kVA, Pcc 14.000 W e vcc  6,2 %.  Al Power Center n. 6 cavi per fase in rame da 240 mm2.  Dal Power Center  ad un Commutatore Statico di un UPS  ( 3 x 300 kVA ) e da questo ad una sezione di sbarre di distribuzione dello stesso Power Center per complessivi ( andata e ritorno ) 26 m  si va con cavi posati in cunicolo :  n. 5 cavi per fase da 240 mm2. Dal Power Center alla blindo sbarra in campo si va per 115 m con cavi posati in canala aperta :  n. 4 cavi per fase da 240 mm2.

Se i calcoli non sono sbagliati ( è il caso di controllare ! ) la corrente di corto circuito trifase all’inizio della blindo sbarra, dove praticamente si vuole installare un interruttore automatico a protezione della derivazione vale circa 12 kA e il suo cosfi vale 0,24.

Analogamente la corrente di corto circuito monofase all’inizio della blindo sbarra, se nello stesso punto si volesse installare un interruttore automatico a protezione della derivazione monofase vale circa 6,2 kA e il suo cosfi vale 0,37.

Ho trascurato la sezione MT , senza alterare, come si sa, la sostanza dei risultati vale solo la reattanza che incide per 1-2 % sul valore della icc.

Ho trascurato il contributo motori, che come si sa ha una forte valenza reattiva.

Ci si chiede se si possono installare interruttori trifasi con potere di interruzione da 15 kA e da 10 kA rispettivamente nei due casi, quando si sia informati che gli stessi poteri di interruzione sono definiti per cosfi pari a 0,3 e a 0,5 e riconoscendo che questi valori sono superiori a quelli con i quali le correnti di corto circuito si possono manifestare.

Credo che tutti gli operatori del settore abbiano diritto ad una precisa risposta da parte del CEI. Si osservi che la questione è stata posta non pochi anni fa.



giovedì 29 settembre 2011

Cabine MT/BT - CEI 11-35 -Luoghi MARCI ??

Scorrendo la "Guida all'esecuzione delle cabine elettriche d'utente" ( prima edizione ), CEI 11-35,  nel capitolo 2 "Protezione contro l'incendio" si legge : " Le cabine elettriche non sono da considerarsi in genere " Ambienti a maggior rischio in caso di incendi" oggetto della sez. 751 della norma CEI 64-8."
Questo è confortante!
E' vero anche che il valore di una guida è scarso. In effetti applicando le regole generali il luogo si dovrebbe considerare MARCIO. Poichè prevale la norma, in caso di incidenti potrebbe non bastare in giudizio presentarsi con la giustificazione di aver seguito una guida e non la norma.
Certamente gli esperti, che hanno stilato la guida, si sono accorti che la norma non può essere applicata e hanno esplicitato il disagio arrogandosi l'autorità di bandire le cabine elettriche dall'insieme dei luoghi MARCI. Meglio se lo avesse fatto la norma. Così si crea solo confusione. La gerarchia su questioni importanti deve essere rispettata.
Resta il fatto che il luogo ha spesso tutte le caratteristiche per essere un luogo MARCIO. Almeno se si usano i criteri suggeriti dalla norma per la tipologia del terzo tipo c.Vale anche l'osservazione che molte realtà industriali sono tali che la norma sui luoghi MARCI non risulta completamente applicabile, pena costi di impianto e di esercizio molto pesanti ( ad es. gestione di forni industriali per la produzione di conduttori smaltati ). Questo aspetto pertanto dovrebbe essere approfondito e migliorato dalle norme tecniche.
Si è riproposta la situazione incresciosa che si è presentata molti anni or sono quando le cabine di trasformazione MT/BT erano state incluse tra le attività pericolse presenti nelle appendici della norma 64-2 relativa agli impianti con pericolo di esplosione. Tale appendice risultava anche allora, a mio giudizio naturalmente, inapplicabile e dopo qualche anno, procurando nel frattempo non pochi guai tra i progettisti e gestori delle cabine, è stata guarda caso ritirata.

giovedì 15 settembre 2011

Cabine MT/BT - Luoghi MARCI?

Ci siamo posti la seguente domanda: le cabine di trasformazione contenenti nello stesso locale i trasformatori di potenza in resina o in olio, una discreta quantità di cavi elettrici e i quadri di BT e MT sono da considerare luoghi a maggior rischio in caso di incendio ( MARCI )? Si deve considerare che la vecchia norma CEI 64-2, che trattava i luoghi con pericolo di esplosione e nella classe 3 i luoghi con pericolo di incendio, dedicava un capitolo proprio alle cabine di trasformazione contenenti i trasformatori in olio. Ha senso considerare il carico di incendio presente ? Tali luoghi andrebbero esclusi per definizione ? Le norme CEI 11-1 e CEI 64-8 cosa dicono in proposito. Si deve seguire la prassi generale per determinare la pericolosità del luogo? Credo che a questa domanda si debba dare una risposta.

lunedì 4 luglio 2011

Interruttori e cosfi. Un contributo alla sicurezza elettrica. Invito al CEI

Ritengo che sul problema, che attiene alla sicurezza elettrica, per il quale accade sempre più frequentemente che nella progettazione e nella realiozzazione degli impianti elettrici di potenza si scelgano gli interruttori automatici senza tener conto del cosfi, cui il potere di interruzione va riferito, non sia stato fatto da chi di dovere quanto possibile per escludere errori di progettazione in qualche misura "nascosti ".
Per i progettisti più attenti scrivo appena sotto il link che consente di leggere la lettera che il prof. Giuseppe Parise ( Università La Sapienza di Roma ) scrisse al Direttore della rivista AEIT presso la quale nel lontano 1999 sollevai il problema: http://www.angelfire.com/al/CommissioneElettrica/letaeicei.html
Cosa costava ai normatori aggiungere nella norma CEI 64-8 un comma di attenzione sul problema ed evitare così che centinaia di impianti, se non di più, risultassero non a regola d'arte e in qualche modo pericolosi? Trovo che il comportamento degli esperti normatori del CEI non risponda alle attese, se si ritiene, come il buon senso a tutti suggerisce, che essi debbano adoperarsi al massimo perchè gli impianti da realizzare risultino sicuri.
Forse aggiungere un solo comma alla norma CEI 64-8, che imponesse di verificare il cosfi nella scelta degli interruttori automatici a protezione dei circuiti, sarebbe stato troppo faticoso e/o difficile? Non trovo invero giustificazione a tanta ignavia.
Ammettere praticamente un errore non sarebbe stata comunque la fine del mondo!
Non vogliamo ancor oggi aiutare i progettisti meno preparati?
Non vogliamo proprio aiutare gli installatori e i reparti manutentivi delle fabbriche, che ogni qual volta aggiungono interruttori non idonei all'interno di quadri elettrici, senza il richiesto progetto di un professionista abilitato, li scelgono di prestazioni pari a quelle degli interruttori già installati, assumendosi in proprio la gran parte della resonsabilità, ignorando il pericolo?
Cosa costa rendere palese il rischio ?

giovedì 9 giugno 2011

Norma CEI 11-35, ed. ottobre 1996. Un grave errore ?

Ho letto per lavoro nella norma CEI 11-35 ( ottobre 1996 ), “Guida all’esecuzione delle cabine elettriche d’utente”, a pag. 15, quanto segue: “ 5.1.2 L’ubicazione in zone con pericolo di esplosione o a rischio di incendio è permesso solo per cabine pressurizzate in accordo alle norme CEI 64-2, Capitolo 8, Guida CEI 31-25, CEI 64-8 Sez. 751 “.
Non mi riesce di capire il nesso tra le cabine pressurizzate e le zone a rischio di incendio in cui la cabina dovrebbe essere installata.
Propongo le seguenti osservazioni:
1) installare una cabina MT/BT in zone con pericolo di esplosione riguarda certo casi specialissimi, si può capire il cenno che la guida dedica a tale particolare situazione;
2) non conosciamo invece i luoghi “a rischio di incendio “: sono forse quelli “a maggior rischio in caso di incendio”, di cui appunto tratta la richiamata nel testo sezione 751 della norma CEI 64-8; tali due termini sono molto diversi tra loro e a rigore rendono conto di due situazioni notevolmente diverse; cosa intendeva veramente il normatore ? Il cenno alla sezione 751 della norma CEI 64-8 fa intendere che l’esperto normatore si sia sbagliato;
3) la sezione 751 della norma CEI 64-8 tratta di edifici frequentati dal pubblico, di costruzioni in materiale combustibile, come legno, e soprattutto di compartimenti in edifici che dal punto di vista antincendio sono superiori o uguali alla classe 30: resta comunque una grande differenza tra “zona a rischio di incendio” e “luoghi a maggior rischio in caso di incendio”.
Personalmente ritengo che una cabina MT/BT si possa installare in luoghi a maggior rischio in caso di incendio rispettando alcune regole di buon senso. Mi risulta meno comprensibile la facoltà di installare una cabina MT/BT pressurizzata nel bel mezzo di consistenti quantità di materiale combustibile.
Spero che qualche lettore mi possa aiutare ad interpretare al meglio l’articolo della norma che ho citato.
Se ho ragione a lamentarmi e se è vero che non si può essere esperti di tutto e che qualche errore può scappare, è inammissibile però che i documenti che ci vengono proposti a così alto livello, con costi notevoli, non siano almeno riletti da altri esperti in grado di correggere quelle sviste in cui inevitabilmente si può incappare.
E' uscita la nuova edizione ? L'errore è stato almeno corretto?

lunedì 30 maggio 2011

Le norme CEI, la trasparenza e la partecipazione. Possiamo migliorare !

Scorrendo un articolo della rivista AEIT ( 2006 ) sui riferimenti normativi ( CS, Consensus Standard ) presenti negli Stati Uniti in materia di protezione dall'arco elettrico, ho letto quanto segue: " .... La scrittura dei CS è affidata a gruppi di lavoro d'eccellenza di specialisti volontari ( spesso di ambiente accademico ), e i pricipi che ne caratterizzano il processo di approvazione sono la possibilità di partecipare allo sviluppo per tutti i portatori di interesse che in qualche modo sono coinvolti dall'applicazione dello standard stesso, la trasparenza nello sviluppo ( tutte le fasi di elaborazione sono pubbliche e sono disponibili a tutti le memorie dei lavori dei comitati tecnici), il consenso ( l'approvazione, seppur non unanime, deve avvenire con una larghissima maggioranza ) e infine un processo scritto di revisione volto ad evidenziarne eventuali debolezze."
A mio parere quanto sembra avvenire negli Stati Uniti è molto diverso da quanto avviene in Italia. Certamente vige in America un iter molto più formativo per tutti quei tecnici che amassero approfondire i fondamenti dell'ottenimento senza sprechi della sicurezza.
Perchè non si può promuovere anche in Italia qualcosa di simile ??

venerdì 27 maggio 2011

Il cosfi e gli impianti fotovoltaici. La norma CEI 64-8 tace.

Il rischio elettrico da ben valutare che spesso si incontra negli impianti elettrici di media e grande potenza, per il quale il potere di interruzione dell’interruttore automatico installato è sì maggiore della corrente di corto circuito presunta, ma contestualmente il cosfi con cui essa si presenta risulta inferiore a quello con cui l'interruttore stesso è stato provato dal suo costruttore e quindi per il quale è abilitato, è particolarmente sentito nel caso degli impianti fotovoltaici. -Si sa che negli impianti fotovoltaici di media-grande potenza si mettono in gioco tutte le azioni utili al raggiungimento di rendimenti elevati. Si utilizzano pertanto conduttori di sezione abbondante e soprattutto trasformatori MT/BT a basse perdite. Con ciò inevitabilmente l’impianto incorre nella situazione rischiosa sopra richiamata e a detta degli stessi esperti del CEI da me interpellati non siamo in grado di valutare il grado di rischio, in cui tutti veniamo coscientemente o incoscientemente a trovarci.
Strano che di fronte ad una situazione di rischio indefinita, nessuno, nemmeno gli stessi normatori del CEI, si mettano fretta a definirla e a stabilire il da farsi per valutarlo e ridurlo come recita il DLgs 81/08. Che senso ha definire il potere di interruzione degli interruttori a un certo cosfi, se quest'ultimo non influisce sulla sicurezza della sua azione?
Dobbiamo aspettare altri dieci anni per vedere risolta la questione !
Possiamo applicare il comportamento, che nel caso specifico del cosfi viene concretamente ammesso, anche in altre situazioni: perciò, se anche non è provato che i dispositivi che prevediamo di installare sono in grado di superare le prove, cui possono essere sottoposti in campo, possiamo installarli lo stesso.

giovedì 19 maggio 2011

Buco nella norma CEI 64-8 ?


La scelta degli interruttori automatici. Un buco nella norma CEI 64-8.
Prosegue la mia battaglia a favore di una maggior sicurezza degli impianti elettrici e a favore della professionalità e competenza dei colleghi progettisti liberi professionisti e dipendenti degli uffici tecnici delle imprese installatrici.
Per ragioni di lavoro ho riesumato un catalogo tecnico dell’interruttore NOVOMAX della Sace. Il catalogo risale al 1985. Allego copia della facciata, che ne descrive le caratteristiche tecniche elettriche. Vi prego di osservare come in corrispondenza del potere di interruzione simmetrico nominale si indica esplicitamente che esso è da riferire a un cosfi pari a 0,2 o superiore. Anzi per il tipo G2 una nota, precisamente la nota (2), avverte che esso è da riferire a un cosfi pari a 0,25 o superiore in caso il sistema elettrico presenti una tensione nominale superiore.
Tali precisazioni ci lasciano molto impauriti per le responsabilità che ci assumiamo ogni qualvolta prevediamo simili, ma attuali interruttori ( le norme CEI di riferimento non pare abbiano modificato il cosfi di riferimento ! ), immediatamente a valle di un trasformatore, ad esempio, da 1250 kVA. Si pensi che con trasformatori a basse perdite e a freddo i cosfi delle corrispondenti correnti di corto circuito possono scendere a 0,15.
Ci si chiede come è spiegabile che i normatori pur sapendo da 15 anni della sussistenza del problema, che sto richiamando, non abbiano pensato di dover sollevare da gravi responsabilità i progettisti e gli installatori, che, anche senza riferirci a gravi danni a persone e a cose, non avrebbero scampo da possibili “incontestabili” contestazioni. Se i costruttori stessi ci fanno notare che per certi interruttori il cosfi di riferimento non è quello richiesto dalla norma ( 0,20 ), ma addirittura un cosfi ad esso superiore ( 0,25 ), a quale titolo il progettista dovrebbe permettersi di prevedere l’utilizzo di un interruttore su correnti di corto con cosfi pari a 0,15, che pur si possono/devono ipotizzare.
Aspettiamo che i normatori e/o i costruttori battano un colpo.

giovedì 28 aprile 2011

La norma CEI 64-8 e il potere di interruzione

Circa il problema di garantire la sicurezza nell'utilizzo degli interruttori automatici nei quadri elettrici importanti posti immediatamente a valle dei trasformatori nelle cabine MT/BT trattato già molte volte in passato e negli interventi del 9 e 12 marzo 2011 abbiamo ricevuto un contributo molto interessante anche dal sig. Massimo Gandini.
Ritengo utile riportare tale contributo per ulteriori necessari approfondimenti.
Ecco le osservazioni del sig. Massimo Gandini, che ringrazio.

"ripropongo quanto avevo scritto sulla risposta relativa ai quadri elettrici che una volta confermata come post è scomparsa (fortuna che l'avevo copiata negli appunti) Io sono un semplice perito industriale e non ho nessuna pretesa di confutare le sue tesi. Non ho nemmeno la qualifica di “progettista”, però posso portarle come contributo la mia più che ventennale esperienza nella realizzazione di quadri di media e bassa tensione. Abbiamo realizzato centinaia di power center e ho seguito la vita operativa di queste apparecchiature in un considerevole arco di anni. Premetto che da alcuni anni, almeno in Italia, la presenza di correnti di corto circuito importanti dovrebbe essere una rarità. Le varie DK5600 avevano introdotto limiti di potenza dei trasformatori per scongiurare scatti delle protezioni di media in seguito a un cortocircuito sulla bassa tensione. Tali limiti sono stati poi confermati dalla CEI 0-16. Il valore delle correnti di corto circuito nella generalità dei casi è quindi modesto, ovvio esistono eccezioni ma sono appunto tali. Resta il problema del cosfi da lei evidenziato. In piu di 20 anni ho assistito a un numero consistente di cortocircuiti franchi sulle sbarre dei power center (dovuti alla classica dimenticanza della chiave dinamometrica utilizzata per assemblare le varie sezioni del quadro in cantiere) e a cortocircuiti sulle linee in partenza. In tutti gli eventi e i guasti piu o meno catastrofici ,di cui ho avuto notizia e di cui sono stato testimone delle conseguenze, non è mai successo che un interruttore automatico si fosse danneggiato durante l’apertura per cortocircuito. Eppure secondo quanto lei scrive il pericolo della distruzione dell’interruttore dovrebbe essere costantemente in agguato. Quadri con correnti di cortocircuito vicine ai 100KA con le sbarre omnibus messe in contatto dalla famigerata chiave dinamometrica non hanno riportato danni significativi, l’interruttore aperto ha eliminato il guasto , la chiave completamente fusa ha proiettato i suoi frammenti incandescenti sulle segregazioni che sono state sostituite. L’interruttore avrebbe dovuto fallire il suo compito e invece sembra averlo assolto senza nessuna difficoltà. Provo a fare qualche considerazione empirica di cui lei riterrà se può essere piu o meno plausibile. Prima di tutto le correnti di cortocircuito sono presunte. Quando avviene un guasto reale ritengo che il suo valore sia incommensurabilmente minore di quello presunto. Il discorso sarebbe lungo ma le varie considerazioni che si possono fare sono scontate e le risparmio ragionamenti ovvi di cui lei , per altro avrà una conoscenza piu approfondita del sottoscritto. Per quanto riguarda il cosfi penso piu o meno la stessa cosa. Forse si dovrebbero considerare l’impedenza del guasto e la stessa impedenza dell’apparecchio di interruzione che probabilmente hanno diciamo cosi un effetto “rifasante”. Non ho nessuna base scientifica per affermare quanto ho appena riportato, dal punto di vista teorico il suo discorso non fa una grinza ma poi l’effetto pratico credo sia diverso . In qualche modo questa dicotomia credo vada spiegata, oppure ci troviamo davanti a una classica antinomia.
23.04.2011"

Mi riprometto nel futuro prossimo di riprendere l'esame della sconcertante situazione, che da anni richiederebbe un intervento "di risanamento" del CEI apparentemente semplice e poco costoso, ma che non viene. Come mai ?
Cercheremo di rispondere a questa domanda.
Ricordo al momento che se qualche incidente grave dovesse accadere su quadri elettrici di potenza, un primo appunto negativo certamente potrebbe essere rivolto al progettista/costruttore che non avesse appurato anche la compatibilità dell'interruttore con il presunto cosfi della corrente di corto circuito presunta.
I costruttori che ho interpellato sul problema non mi sono mai stati di aiuto.Per iscritto evitano di pronunciarsi.
Mi sembra il caso di richiamarli insieme ai normatori con garbo alle loro responsabilità, visto che in pratica le norme tecniche sugli apparecchi che costruiscono dipendono sostanzialmente da loro stessi.

mercoledì 6 aprile 2011

Impianti fotovoltaici - Norma CEI 82-25 – DM 37/08

Impianti fotovoltaici - Norma CEI 82-25 – DM 37/08
In un buon numero di situazioni non si applica il DM 37/2008 agli impianti fotovoltaici.
La norma CEI 82-25, 2010-09 all’art. 12.1 chiede che un tecnico, ove occorra abilitato, emetta la dichiarazione di conformità ai sensi del DM 37/08. Il documento con gli altri otto dovrà essere disponibile presso l’impianto fotovoltaico e custodito dal committente.
E se all’impianto non si applica il DM 37/08, si è esonerati dall’obbligo di presentare/raccoglire una dichiarazione di rispondenza dell’impianto realizzato alla regola d’arte ?

giovedì 24 marzo 2011

IL POTERE DI INTERRUZIONE E IL COSFI. Norma Cei En 60947-2, CEI 64-8

Sul problema nel passato e anche di recente da noi sollevato relativamente all'utilizzo insicuro degli interruttori automatici quando soggetti a correnti di corto circuito con cosfi inferiori a quelli di targa, come di regola avviene a valle dei trasformatori di media e alta potenza nelle cabine di trasformazione, abbiamo ricevuto una cortese risposta dal Comitato Elettrotecnico Italiano.
Vi proponiamo pari pari il testo della parte principale della risposta:

"...........; per la risposta sono stati interpellati esperti del Comitato Tecnico per le norme degli impianti elettrici utilizzatori, nonché esperti appartenenti ad aziende costruttrici di interruttori. Per avere un quadro completo il più completo possibile della situazione è stata consultata anche la Norma CEI EN 50160 “Caratteristiche della tensione fornita dalle reti pubbliche di distribuzione dell’energia elettrica”, pensando che in questa norma fossero indicati elementi utili per una risposta. Purtroppo da questo punto di vista non è emerso nulla di significativo.
Dopo questa doverosa premessa la informiamo che non è possibile affermare la rispondenza o meno alla regola dell’arte di un impianto elettrico che risponde alle caratteristiche indicate nel suo quesito, tuttavia, per valori di cosfì inferiori a 0,2 (per esempio 0,15) è necessario interpellare il costruttore del dispositivo di protezione utilizzato. La Norma CEI EN 60947-2 tiene conto come dato di riferimento del cosfì, il valore di 0,2. ................... ".


Credo che molte siano le riflessioni che possiamo trarre dalla risposta, che abbiamo ricevuto dagli esperti del CEI, che al di là dei contenuti ben poco tranquillizzati, ci sentiamo in dovere di ringraziare.
Certamente ci sarà in un prossimo futuro ragione di risentirci per gli opportuni/doverosi approfondimenti.
Aspettiamo contributi.

mercoledì 9 marzo 2011

Norma CEI 64-8, scelta del potere di interruzione

Sulla questione della scelta del potere di interruzione degli interruttori automatici in relazione al fattore di potenza del circuito abbiamo rivolto una precisa domanda al Comitato Elettrotecnico Italiano e siamo in attesa da mesi ormai di una risposta chiarificatrice.
Ricordiamo che il prof. Vito Carrescia nel suo testo Elettrquesiti 2, afferma : “ …. Nella scelta del dispositivo di protezione contro corto circuito si può pertanto prescindere dal fattore di potenza, a meno che non si abbiano validi motivi per ritenere che il fattore di potenza nel caso specifico sia inferiore a quello assunto nelle norme. ……”.
Ora la constatazione che tutti i trasformatori di potenza MT/BT del tipo a perdite ridotte presentano un cosfi inferiore a quello, per cui gli interruttori di potere di interruzione apparentemente/convenzionalmente adeguato sono abilitati, costituisce un valido motivo per non prescindere dallo stesso nella scelta del potere di interruzione degli interruttori di protezione automatici?
Io penso di sì. E voi ?

sabato 22 gennaio 2011

Norma CEI 64-8 - Scelta degli interruttori in base al potere di interruzione



La Norma CEI 64-8 e la scelta del potere di interruzione degli interruttori automatici

A proposito della scelta degli interruttori automatici in relazione al loro potere di interruzione e al relativo cosfi, cui riferirlo, come anche al relativo potere di chiusura a complemento di quanto già riportato nei miei blog ( buco nella norma CEI 64-8 ) allego la mia lettera inviata alla rivista AEI nell’anno 1998 e la corrispondente risposta dell’allora Segretario Generale Antonio Alberici. >Ho trovato il tempo e mi son fatto coraggio.
A distanza di più di un decennio nessuno si è mosso a risolvere il problema ! Come è possibile ? Se scoppia un interruttore scelto inappropriatamente di chi la colpa ? La risposta del Segretario Generale del CEI in tema di responsabilità per progettisti e installatori mi sembra chiara.
Comunque la risposta del Segretario Generale del CEI a mio avviso meriterebbe un commento sotto diversi aspetti. Conto di farlo prima possibile,in quanto da un sì alto pulpito mi sarei aspettato qualcosa di più appropriato sia in relazione all'obiettivo generale che le norme tecniche perseguono sia nel merito specifico della questione.
Nel frattempo Vi invito a leggerne il testo.

venerdì 7 gennaio 2011

CORRENTE OMOPOLARE IN ANELLO DI MT SENZA GUASTO

Si può manifestare una componente omopolare di corrente in un ramo di un sistema trifase ad anello di MT che alimenta uno stabilimento ?
Non abbiamo mai associato tale componente ad una situazione di assenza di:
1) un quarto filo ( neutro o conduttore di terra ) o di ritorno via terra di tale corrente;
2) di una situazione di guasto.
Sembra invece che tale componente possa manifestarsi nei rami dell'anello di un distributore di energia elettrica di MT di un impianto industriale in situazioni di circuito sano e in presenza di particolari dissimmetrie, non improbabili, delle impedenze dei diversi rami componenti l'anello.
Auspichiamo che la guida CEI 11-35 consideri in futuro anche questo aspetto, che se non conosciuto può creare grossi guai alle aziende, il cui fermo non programmato presenta costi altissimi, se non anche rischi ancor più importanti.
Sul BLOG DELL'ING. TEDESCHI GIANCARLO due post ( dic.2010 - gennaio 2011 )hanno affrontato il caso.
Aspettiamo contributi.