lunedì 1 novembre 2010

Un buco nella norma CEI 64-8 sul potere di interruzione

Abbiamo già accennato al problema impensabile che il tecnico deve affrontare ogni qual volta deve progettare un quadro elettrico importante a valle di trasformatori di grande potenza. Il buon senso suggerisce che noi progettisti dovremmo essere autorizzati a pensare che dovrebbero essere gli stessi costruttori di apparecchi così importanti e costosi come gli interruttori automatici scatolati a preoccuparsi di venderci prodotti utilizzabili in tutta sicurezza a valle degli ordinari trasformatori di potenza che sono in commercio.
Ad esempio un trasformatore da 1250 kVA con perdite nel rame pari a 14400 W con vcc pari al 6,22 % presenta un cosfi naturale inferiore a 0,2. Il potere apertura, come quello di chiusura, degli interruttori con potere di interruzione superiore a 50 kA è invece da riferire per norma ad un cosfi della corrente di corto circuito pari a 0,2 e non inferiore. Pertanto l’installazione di interruttori presenti in commercio con potere di interruzione anche superiore a 50 kA nei quadri a valle di un tale trasformatore, normalmente in commercio, non rispetta la regola d'arte. Tale installazione non è sicura.
I costruttori non affrontano tale problema, tantomeno lo richiamano. Lasciano al progettista e all’installatore, spesso inconsapevoli del problema, l’ingrato compito di dimostrare che l’applicazione risponde alla regola d’arte.
Ciò non mi sembra giusto e chiedo ai colleghi di adoperarsi per modificare lo stato delle cose.
Già nel 1999 ( n. 2 febbraio ) sollevai il problema con una lettera alla redazione della autorevole rivista AEI (Associazione Elettrotecnica ed Elettronica Italiana). La risposta, che mi diede l’allora Segretario del CEI, non ho neanche il coraggio di presentarvela. Lo farò, se lo troverò, alla prossima occasione.
Comunque posso informare i colleghi che una primaria azienda costruttrice di interruttori interpellata in questi giorni sulla questione ha risposto che ci si deve in pratica arrangiare.
Dobbiamo prendere atto che non c'è a distanza di dieci anni da una nostra segnalazione ufficiale un minimo cenno di riscontro a voler migliorare la situazione. Ribadisco che, a giudicare secondo gli ordinari criteri di valutazione del rischio, non resta che osservare come senza alcuna giustificazione gli organi competenti ( CEI, AEI, costruttori, .... ) si disinteressano praticamente della sicurezza in generale e dei gravi disagi, in cui versano e si lasciano affogare i progettisti e gli installatori.

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