Qualche anno fa ho trasmesso un mio lavoro ad un responsabile del CEI perché fosse esaminato. Proponevo all’attenzione dei normatori, affinchè fosse diffuso, uno strumento di calcolo in grado di valutare senza errore l’impulso termico che interessa un componente elettrico, quando fosse attraversato dalla corrente di corto circuito nel suo transitorio iniziale ( fino a 100 ms circa ), richiamando il fatto che le norme/guide del CEI in vigore erano sotto l’aspetto considerato poco precise o addirittura errate a sfavore della sicurezza.
Dopo un mese non avendo ancora ricevuto una risposta, ritirai la mia offerta e partecipai insieme a mia figlia Elisabetta con il mio lavoro al concorso "Sicurezza sui luoghi di lavoro" indetto dal mio ordine professionale ( Ordine degli ingegneri della provincia di Padova ).
Il lavoro dal titolo "Un contributo per la sicurezza. Proposta di introduzione nella norma tecnica ufficiale di un nuovo strumento di calcolo utile ad eseguire la verifica termica dei conduttori nel caso di corto circuito di brevissima durata" ha vinto il premio categoria industriale su sedici partecipanti con la seguente motivazione: " per l’approccio metodologico seguito che sottopone ad esame critico espressioni correntemente usate nella progettazione in quanto presenti su manuali e testi normativi di riferimento, riscontrando l’errore derivante dall’uso di tali espressioni e mostrando come queste non siano sempre a favore della sicurezza."
L’accaduto a nostro parere dimostrerebbe con quanta poca sensibilità ( con quanta ottusità ) e con quanto poca lungimiranza l’ambiente normativo possa in qualche occasione guardare ai suggerimenti utili che in tema di sicurezza gli pervengano da canali non convenzionali e denuncianti errori presenti nei documenti ufficiali.
A distanza di anni gli utenti della norma possono ancora perseverare negli eventuali errori non rilevati e nella potenziale mancanza di sicurezza, ma l’immagine del Comitato Elettrotecnico Italiano è salva.
Dopo un mese non avendo ancora ricevuto una risposta, ritirai la mia offerta e partecipai insieme a mia figlia Elisabetta con il mio lavoro al concorso "Sicurezza sui luoghi di lavoro" indetto dal mio ordine professionale ( Ordine degli ingegneri della provincia di Padova ).
Il lavoro dal titolo "Un contributo per la sicurezza. Proposta di introduzione nella norma tecnica ufficiale di un nuovo strumento di calcolo utile ad eseguire la verifica termica dei conduttori nel caso di corto circuito di brevissima durata" ha vinto il premio categoria industriale su sedici partecipanti con la seguente motivazione: " per l’approccio metodologico seguito che sottopone ad esame critico espressioni correntemente usate nella progettazione in quanto presenti su manuali e testi normativi di riferimento, riscontrando l’errore derivante dall’uso di tali espressioni e mostrando come queste non siano sempre a favore della sicurezza."
L’accaduto a nostro parere dimostrerebbe con quanta poca sensibilità ( con quanta ottusità ) e con quanto poca lungimiranza l’ambiente normativo possa in qualche occasione guardare ai suggerimenti utili che in tema di sicurezza gli pervengano da canali non convenzionali e denuncianti errori presenti nei documenti ufficiali.
A distanza di anni gli utenti della norma possono ancora perseverare negli eventuali errori non rilevati e nella potenziale mancanza di sicurezza, ma l’immagine del Comitato Elettrotecnico Italiano è salva.
3 commenti:
Caro Tedeschi
immagino che il tuo lavoro abbia dimostrato che durante il transitorio di cc, nell'intervallo di durata 100-140ms, l'energia passante che attraversa il dispositivo di protezione e arriva al cavo prima che l'interruttore interrompa il circuito risulta superiore a quella massima tollerabile dal cavo, non dimenticando inoltre che bisogna tenere conto di volta in volta anche del diverso f.d.p. in c.c. dell'impianto alimentato da tale cavo.
Io rimango dell'idea che considerazioni esauastive su un argomento del genere non possono che essere dedotte in sala prove e non solo in termini esclusivamente teorici.
Per questo motivo mi sembra francamente strano che il CEI, le società produttrici di cavi e di dispositivi di protezione e i loro rispettivi centri di ricerca abbiano dimenticato di considerare il comportamento di tali elementi durante il transitorio dal punto di vista dell'impulso termico.
Per risolvere comunque tale questione sarebbe interessante interpellare tali società e chiedere come sono state ricavate in sala prove le curve dell'energia specifica passante presenti nei loro cataloghi.
Un cordiale saluto
P. Incapaci
Buongiorno, mi ritrovo a scrivere su questo blog senza la reale necessità di farlo, ma solamente per salutare e ringraziare Paolo Incapaci come insegnante e come persona. Io ho avuto la fortuna di essere suo studente all'ITIS di San Donà di Piave e ora sto per laurearmi in Ingegneria Elettrica presso l'Università di Trieste.
Gli riconosco il grande merito di avermi trasmesso con professionalità e coscienza le sue conoscenza.
Grazie.
Davide De Pieri
ddepieri@ieee.org
Caro Incapaci la testimonianza che ha voluto lasciare il tuo allievo De Pieri è significativa del tuo valore sotto i tanti aspetti che ci possono caratterizzare. Io stesso ho avuto modo di apprezzarlo, anche quando, ma non solo, hai posto giustificate obiezioni al calcolo che propongo dell'impulso termico in caso di transitori brevi.
E' chiaro che il calcolo va fatto tenendo conto del cosfi. Se fosse 1il transitorio non ci sarebbe.
Ho presentato su qualche rivista delle note sull'argomento, ma come sempre c'è poco interesse per questi approfondimenti, cui invece tu dimostri un certo interesse.
Lo sforzo della ricerca è anche quello di riuscire a interpretare con il calcolo quello che accade. Le mie osservazioni promuovono solo questo e credo di aver dimostrato nei miei anni di professione e le note che ho pubblicato che anche il professionista che lavora sul campo può dare un suo contributo nel valorizzare le conoscenze e le esperienze dei professionisti.
Essere riuscito recentemente a imporre la correzione di un grave errore presente nella norma di derivazione CEI 81-10/2 ci insegna che non si deve riporre fiducia assoluta nei contenuti delle norme tecniche che ci vengono proposti, anche se da fonte autorevolissima. Ho ascoltato proprio questa mattina una trasmissione alla radio nella quale un autore di un testo sulla moderna medicina affermava che le malattie rispondono solo a una classificazione che l'uomo propone per confrontarsi con la realtà, ma non corrispondono certo alla stessa e che questo aspetto è poco, per niente considerato nei corsi di medicina, ponendo dei limiti importanti alla pratica professionale.
A mio avviso si è detto quello che penso accada anche nella nostra professione.
Grazie ( in ritardo !) per il tuo gradito intervento !
A presto. Cari saluti
G. tedeschi
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